Ohh… finalmente riesco a scrivere qualcosa di quello che ci succede durante la nostra avventura! Non so se scriverò tutto in un solo post oppure dividerò in più puntate, dato che si sono succedute diverse cose e tutte abbastanza interessanti.
Omar, io e Jovan al porto di Vancouver |
Cominciamo dall’inizio naturalmente! Dovete sapere che inizialmente l’idea di Vancouver come meta migratoria ci era stata data da un nostro amico che per primo ha calcato questa strada. Omar, questo il suo nome, è qua dal 2009 e ci ha sempre narrato di come la città sia davvero bella e vivibile. Come dargli torto! Il primo impatto che ho avuto è proprio questo! Qua si respira la vivibilità, l’organizzazione e l’efficienza del Canada… tutto sembra trovare la sua giusta collocazione sia in termini di spazio, sia nella società.
Tornando a noi, dopo 6 giorni che eravamo in città, siamo riusciti ad incastrare in maniera adeguata i nostri impegni e ci siamo finalmente riusciti ad incontrare. Omar ci è venuto a prendere alla stazione di Royal Oak e da lì siamo tornati verso il centro dove ci ha fatto vedere lo Stanley Park, un parco immenso a ridosso del centro cittadino di Vancouver. Sentieri immersi nella natura, piste ciclabili, laghetti dove si possono ammirare aironi, germani reali, tartarughe, anatre… e girando per i sentieri si possono addirittura incontrare dei procioni allo stato brado che ti guardano indifferenti e proseguono per la loro strada con la loro andatura tracottante.
Abbiamo visto le spiagge della città che non sono granché. L’acqua è simile alla nostra in quanto il fondale è sabbioso e dà l’impressione di essere sporca (effettivamente anche lo sarà dato l’ingente numero di navi che occupa costantemente lo spazio antistante al porto).
Procione a Stanley Park |
Dal parco, siamo ritornati verso Downtown, abbiamo visto la torcia olimpica delle olimpiadi invernali che si sono tenute qua nel 2010 e poi siamo andati a Gastown, una delle parti più vecchie di Vancouver, dove sorge un orologio che sbuffa vapore per segnare le ore, una cosa molto turistica ma di discreto effetto. In una piazzetta della città si trova anche un monumento ai padri fondatori della città, dove si dice che abbiano deciso il nome Vancouver sotto l’ombra delle foglie di un acero.
A pranzo Omar ci ha portato in un locale dove si pranza a buffet. Il menu è etnico e cambia ogni giorno, noi siamo capitati quando servivano cibo indiano. Io ho preso del pollo al curry e delle polpette ed un’insalata di patate chiamata la Klondike Gold Potato Salad. La cosa bella è che paghi a seconda del peso di quello che prendi: 2 dollari ogni etto. Io e Jle con 14 dollari (circa 10 euro) ci siamo fatti un pranzo da re, veramente abbondante e buono! Per fortuna ci sono locali come questo che sono un po’ in controtendenza con i prezzi che si vedono in giro, specialmente in centro. Il locale è su Alberni Street e lo consiglio davvero!
Omar ci ha raccontato un po’ della sua vita qua, di quanto in realtà non sia semplicissimo restare in quanto da un paio di anni a questa parte il Canada ha inasprito i criteri per dare la permanenza. Ad esempio, prima era necessaria una cosìddetta sponsorizzazione che poteva essere data da qualsiasi membro della famiglia, adesso invece solo dalla madre al figlio o viceversa. Il Dio danaro è comunque presente anche qua, nel senso che è possibile comprarsi la cittadinanza: se porti in canada 1 milione di dollari, lo stato ti dà la cittadinanza automaticamente e ti prende in cauzione 300’000 dollari che ti ridarà al tuo 7° anno di permanenza in Canada.
Cielo a Stanley Park |
Oppure potrei anche aprirmi una mia azienda, solo che comunque servono dei capitali… la cosa più semplice resta trovare un datore di lavoro che ti dia un contratto che dura oltre la scadenza del visto. Speriamo che la mia laurea in questo caso mi venga in aiuto…
Ho deciso che scriverò su più post quello che è accaduto in questi giorni, anche perché adesso sto morendo di sonno e non so quanto riuscirò a scrivere ancora -_-”
Un abbraccio!