St Louis adventures


Cari amici, cari lettori! Ho deciso di condividere con voi le nostre avventure in terra americana. Siamo stati lì appena 12 giorni ma ci siamo divertiti ed abbiamo realizzato il piccolo sogno di visitare gli States! Durante la nostra permanenza ho scritto ogni giorno ai nostri amici le nostre peripezie via mail per tenerli aggiornati su quello che ci accadeva ed ora le voglio condividere con voi che ci seguite tramite il blog!

Un abbraccio!


Dovete sapere che a maggio, prima del nostro arrivo in Canada, siamo stati a visitare John, un nostro amico a St Louis in Missouri. Lo abbiamo conosciuto su un sito di scambio linguistico, lui voleva imparare l’italiano e noi volevamo migliorare il nostro inglese. Ci siamo parlati un sacco via Skype e piano piano abbiamo stretto amicizia. Verso aprile lui ci ha detto che gli serviva aiuto per la sua azienda (ripara i tetti) e mi ha offerto il viaggio a St Louis per andare a dargli una mano. Strano vero? Alla fine, nonostante i dubbi della vigilia, la nostra esperienza si è rivalata un successo! Abbiamo visitato una città degli States ed abbiamo stretto i rapporti con John, una persona davvero speciale e affidabile, conosciuta per caso!! Grazie John per la tua amicizia!

pics form the USA

 

7-mag-2011 — Hello From St Louis!

Ciao a tutti!

Che dire, l’America è davvero un posto strano… Saint Louis è davvero enorme, John dice che conta 3 milioni e mezzo di abitanti. Ma andiamo con ordine.

Ieri la partenza, l’arrivo a Philadelphia e le 4 ore di scalo nell’attesa dell’aereo per St Louis. 25 ore senza dormire, solo qualche pisolino in aereo all’andata e nulla più. Arriviamo a st louis alle 20.10 e John ci viene a prendere all’aeroporto sulla sua macchina rossa disordinatissima. Ma non avete assolutamente idea di cosa voglia dire disordinatissima se non avete visto quella macchina. Lui si giustifica dicendo che è la macchina di
lavoro, effettivamente è vero, ci sono attrezzi di tutti i tipi ed è piena di borsette di plastica! Passi questa, ci porta poi a mangiare in un ristorante che trasuda americanità da tutti i pori: qualsiasi cosa sul menu è strafritta e trasudante olio. Come offerta della casa ci portano delle alette di pollo strafritte e delle verdure assolutamente ben occultate da uno strato di doratura fritta spessa quanto un dito. Con lo stomaco sottosopra ordiniamo solo un’insalata di pollo in 2, il jet leg di 7 ore si fa sentire e reclama prepotentemente un tributo al nostro stomaco, pertanto meglio evitare appesantimenti non necessari.

Poi arriviamo a casa di John, a circa mezz’ora di strada dall’aeroporto, siamo troppo stanchi per guardarci intorno e guardare la città…l’unica cosa che ci balza all’occhio è “the arch”, un enorme arco che poi scopriremo essere il simbolo dei primi pionieri che hanno attraversato il Mississippi per andare ad esplorare le lande dell’ovest.

La casa di John non è certo la migliore del mondo, è disordinata e molto sporca, sul nostro letto dorme il suo cane, Dasha, di taglia media e maculato bianco e nero ma molto socievole. John ci dice che probabilmente
dormirà con noi perché adora la compagnia, preghiamo qualcuno perché non sia così perché un cane che ci rompe le scatole durante il sonno non è il massimo. probabilmente veniamo accontentati e Dasha non si fa
viva in camera nostra. Il bagno merita una citazione a parte in quanto a mancanza di pulizia… ne abbiamo uno nostro personale ma probabilmente non è stato toccato da un bel po’ di tempo…

Siam andati a dormire a mezzanotte e ci siam svegliati alle 6 con la luce che filtrava dalle finestre. Abbiamo recuperato davvero poco e il fatto che John vuole che lo aiutiamo nel costruire una staccionata oggi, non è
prettamente di buon auspicio. Alle 9 usciamo di casa ed andiamo a 30 minuti di macchina da qui, nello stato dell’Illinois. Arriviamo ad una casetta tipicamente americana dove presumo si riuniscano delle persone per
benedire il signore in nome di non so quale branca della religione cristiana, circondata da altre casette simili. Il nostro compito oggi è quello di completare un braccio della staccionata che John ha cominciato qualche
giorno fa. Siamo distrutti, il Jet lag ci morde ancora le caviglie ma comunque resistiamo, per quanto possibile aiutiamo John passandogli gli attrezzi ed i paletti da inchiodare. Il lavoro non è duro e per fortuna Jle riesce a
schiacciare anche un pisolino sul praticello perfetto che sorge di fronte alla casa dove stiamo lavorando(i prati qua sembrano tutti sintetici, perfetti… pare che non facciano altro che curare il prato da quanto perfetto
è…) in modo da recuperare un po’… io invece stoico resisto ed ora mi sa che mi tufferò nel letto (pieno di peli di cane).

Dopo lo sconforto iniziale per la situazione diversa dalle aspettative, per il fuso orario, per la cultura e per il fatto di essere a 8000km da casa, ci siamo un po’ rincuorati lavorando e scambiando qualche parola con gli
autoctoni (e, soprattutto per la presenza dell’insalata nella quale non speravamo) e con il fatto che la nostra digestione pare essersi regolarizzata… ora vediamo nei prossimi giorni come andrà… il diavolo non è poi
così brutto come sembra XD

vi terremo aggiornati!

Nei prossimi giorni vedremo di fare una visita alla downtown, in modo da esplorare un po’ questa terra…
Un abbraccio a tutti!

Diego & Jle

ps: scusate la forma della mail ma sono stanchissimo e spero di non aver buttato giù troppi strafalcioni prima di andare a letto..

pps: per marino e rosalba: non riesco a connettermi domattina perché qua sarà mezzanotte e speriamo di essere ancora belli che addormentati a quell’ora 🙂 più probabilmente mi connetterò su skype il pomeriggio,
ora vostra.

8-mag-2011 — Go Cardinals, go!

Eccoci qua! Siamo ancora vivi!

Mi rendo conto di essere stato un po’ melodrammatico nella mail scorsa, ma la stanchezza ha giocato un ruolo fondamentale nell’influenzare in negativo le mie capacità di giudizio… la nostra esperienza sta
subendo, come ci si poteva aspettare, una svolta in positivo!

Tornando a ieri… la serata è andata bene, una volta arrivati a casa dopo aver lavorato alla staccionata, John ci ha preparato un buonissimo barbecue all’americana, cotto sul suo terrazzo. Zucchini, potatoes, mais,
onions and beef. Tutto davvero molto buono, per fortuna avevamo appena ritrovato l’appetito perso a causa del viaggio e ci siamo riusciti a gustare forse il primo piatto decente da noi mangiato su suolo americano.
Prima di arrivare a casa siamo passati al supermercato dove abbiamo obbligato John a comprare del latte e qualcosa di commestibile (o almeno non mortalmente pesante) per colazione. Abbiamo comprato anche il
necessario per fare una carbonara (persino trovando la pancetta) che faremo nei prossimi giorni. Una nota interessante sta nel fatto che all’interno di quel supermarket c’erano 2 corsie dedicate interamente a
cornflakes di tutti i tipi, forma, dimensioni, gusto, peso etcetc… ed alle salse di cui loro vanno ghiotti e che mettono in ognidove. Sono pazzi questi americani.

Ah per la cronaca, mi sono messo a lavare il bagno che era in condizioni pietose… sono riuscito a renderlo vivibile e così ci siam riusciti a fare una doccia ristoratrice dopo la pesante giornata di lavoro. Passando alla giornata di oggi… allora tutto è cominciato verso le 6 di mattina ora alla quale ci siamo svegliati (siamo ancora influenzati dall’orario italiano) stava piovendo ed il cielo era grigio come il nostro umore del primo giorno. io mi sono messo a caricare le foto e guardavo fuori dalla finestra la pioggia che lavava il paesaggio. Verso le 8 ha smesso di piovere e la natura si è svegliata… i pettirossi hanno cominciato a cantare e un sacco di scoiattoli sono venuti fuori a cercare qualcosa da mangiare. Subito dopo il cielo è diventato tersissimo ed il sole ha reclamato prepotentemente la sua fetta di cielo, riscaldando tutto e risvegliando anche i pigri americani che circa un’ora dopo si son messi ad armeggiare sui loro prati perfetti (e lo sono davvero, erbetta da far invidia alla regina Elisabetta). John si è alzato verso le 11 e ci ha detto che non saremmo andati a lavorare e che se avessimo voluto potevamo andare a downtown (il centro).

Cosìcché abbiamo fatto colazione (colazione italiana con il latte preso il giorno prima al supermercato, tanica da 3 litri di latte, ovviamente) e ci siamo avviati verso la città (è circa a 20 minuti dalla John’s house). Abbiamo parcheggiato in un parcheggio multipiano in fianco al Mississippi River e poi siamo andati a vedere gli argini del fiume. John ci ha spiegato che era dal 1993 che non vedeva il fiume così alto e che nei giorni scorsi ci sono state un sacco di precipitazioni che lo hanno fatto ingrossare. Infatti c’era un parcheggio macchine in fianco al fiume, completamente coperto dall’acqua, la quale arrivava quasi sulla sede della strada che passa vicino all’argine. Nel 1993 l’acqua arrivò a sommergere quella stessa strada, ed era 4 metri più alta rispetto a quanto non fosse stamani.Poi siamo andati nell’enorme parco antistante al fiume e sottostante a “the Arch”: un arco alto 630 piedi (210 metri circa) che simboleggia la porta che venne spalancata dai primi pionieri americani che esplorarono il west, attraversando il fiume Mississippi. Si può salire sull’arco con un’ascensore che ti porta su in 3 minuti… ma purtroppo abbiamo dovuto desistere per le claustrofobiche dimensioni dell’aggeggio che ci avrebbe portato in cima. Abbiamo però visitato il museo che giace nelle fondamenta dell’arco: un museo sulla storia americana, davvero molto interessante. Nota a margine: all’ingresso della struttura ti controllavano come fossi ad un terminal aeroportuale. con tanto di scanner x-ray e metal detector. Non si possono portare armi
all’interno dell’arco ed un paio di amici di john una volta hanno preso una multa di 200 dollari perché uno di loro aveva questo coltellino all’interno dello zaino ed aveva dichiarato alla guardia di non possedere armi… sono fobici questi americani.

Poi John ci ha chiesto se volevamo andare a vedere la partita di baseball che si sarebbe disputata di lì a poco… non avevamo i biglietti e così, come succede in Italia, li abbiamo comprati da dei bagarini fuori dallo stadio a 30$ l’uno (anziché 32). Oggi era anche un “cap day” ed all’ingresso distribuivano i cappellini di st louis all’ingresso. Abbiamo pranzato con un hot dog all’esterno dello stadio, dove siamo stati serviti da una simpatica lady che ci ha accolto con un enorme sorriso… all’inizio eravamo scettici sul sapore che avrebbe avuto il panino ma dopo il primo morso ci siamo dovuti ricredere! Come in italia ti controllano le borse all’ingresso ma a differenza dell’italia, la gente è molto più ordinata nel prendere posto e nell’entrare nella struttura. Come in italia ci sono i supporters delle squadre ma a differenza dell’italia, qua sono mescolati e… non fanno casino! Veramente, avete presente il tifo da stadio? ecco.. qua quest’espressione non avrebbe senso. Il massimo che facevano era qualche “woah” quando c’era una bella giocata o battere le mani a tempo della classica stupida musichetta che si sente anche nei film quando mostrano le partite di baseball. C’è stato anche un timido tentativo di ola… ma non ha attecchito molto. La mia foto della giornata è questa: americano 25enne che arriva all’anello dello stadio dove eravamo noi, sale 8 scalini e si ferma spossato a riposare. Spero che sia stato perché noi eravamo all’ultimo anello in alto e c’è stata un sacco di strada da fare per arrivare ai nostri posti… ma dubito sia così.

Per la cronaca, i st louis cardinals hanno perso 4-0 contro i milwakee brewers. A detta di John una delle più veloci partite mai viste ed anche una delle più noiose e brutte giocate dalla squadra locale. Sarà… ma io e jle
ci siamo divertiti un sacco!

Siamo poi usciti dallo stadio e siamo andati a visitare una fontana di st louis lì vicino. Oggi faceva molto caldo (78°F o 25°C) e molti bimbi giocavano nell’acqua delle cascatelle. negli spazi circostanti, un sacco di ragazzi e ragazzi ben vestiti si facevano delle foto. Ma dovevate vedere che bei vestiti! come dice jle, anche la più brutta sarebbe diventata bella con uno di quelli addosso! John ci ha spiegato che probabilmente è per il “prom”, il ballo scolastico di fine anno dei liceali.

Siamo poi andati a prendere un gelato in uno dei posti più famosi al mondo… era da qualche giorno che John ci prometteva che ci avrebbe portato lì e sinceramente ha fatto bene. Il gelato è davvero buonissimo! Abbiamo preso una coppa “medium” di ciliegia, pari ad un boccale da mezzo litro di birra, pagandolo solo 5 dollari. Da lì, siamo andati in un campo di pratica del baseball… quelli che si vedono nei film dove ci sono le macchine che ti lanciano le palline e tu le devi colpire con la mazza. Abbiamo provato tutti e devo dire che per non aver mai preso in mano un mazza da baseball sono andato davvero bene! prima serie a parte, le
altre riuscivo a prendere quasi sempre la pallina (quella sparata a 65 mph, ho provato anche a 80 mph ma lì sono riuscito a colpirla solo una volta su 14…)… davvero bellissimo! Mi è piaciuto un sacco! Anche jle si è
cimentata e, prima serie a parte, le ha prese quasi tutte!

Siamo poi andati a prendere una pizza e devo dire che non era malaccio. abbiamo pagato 7 dollari per una pizza normale farcita con pancetta e pomodorini.

La giornata si è conclusa qui, con io che mi sciacquo di dosso il sole ed il vento di st louis nel bagno “pulito” ieri, e le mie impressioni scritte a voi sottoforma di mail. Ora sotto le coperte, che domani si andrà a finire la staccionata!

Un forte abbraccio,

Diego & Jle

ps: auguri a tutte le mamme!

9-mag-2011 — Paint day

Ciaoooo!

Eccoci qua, alla fine di un’altra giornata di lavoro! Ebbene si, seppure fosse domenica abbiamo lavorato alla staccionata e, come avrete intuito dall’oggetto, oggi la mia giornata è stata dedicata alla pittura, mentre jle aiutava John portantogli i “pickets” da montare sulla staccionata. Mi sono cimentato nella pittura, cospargendo anche me medesimo di modeste quantità di colore, come è nella mia natura del resto! C’è da dire che il lavoro che fa john è tutt’altro che di fino… una staccionata così non esisterebbe in Italia o comunque sarebbe considerato un lavoro fatto non bene… sarà che loro si accontentano su certe cose… mah!

Siamo arrivati a Maryville, nostro luogo di lavoro verso le 10 ed abbiamo lavorato fin le 17 con una breve pausa pranzo dove abbiamo mangiato un pezzo di sandwich a testa, fatto di lattuga, pomodoro, carne di pollo e cetrioli. Io e Jle verso le 15 siamo andati alla stazione del gas qua vicino per andare in bagno… e qua si è proposto un gravoso problema: attraversare la statale a 5 corsie che attraversa Maryville. In Italia attraversare una strada di 6 metri si e no è facile… immaginate qua una strada di 20 metri e più e sulla quale non c’era segno di attraversamenti pedonali! Per fortuna non è molto trafficata e con una corsa ce l’abbiamo fatta senza troppi patemi. Questa è la nostra fotografia del giorno! Alla stazione del gas siamo andati in bagno e ci siamo concessi qualche sfizietto comprando un gelato a testa, una pepsi e delle pringles… Da notare che anche in quel buco di negozio era installata uno scaffale PIENO di patatine, salatini, schifezze varie a tuttiigusti+1… bevande di tutti i tipi ed in un angolo anche i distributori di soda/coca/fanta/pepsi etc… dai quali è possibile prelevare con comodi bicchieroni da minimo 1 litro. sono pazzi questi americani! Il bagno era proprio un cesso (passatemi il francesismo) davvero piccolo ma sulla parete è presente un comodo distributore di preservativi… 75cents l’uno (50 centesimi di €).

Il gelato era il Twix, davvero buono… mentre lo mangiavamo stavamo tornando verso il luogo di lavoro, abbiamo indugiato su un passo carraio ed una macchina doveva girare, noi abbiamo accelerato il passo per far passare la macchina e la conducente… ci ha ringraziato! Da noi il guidatore in una situazione simile ci avrebbe guardato male o ci avrebbe tirato un accidente di qualche genere… questione di cultura stradale penso.

Dicevo che verso le 5pm siamo tornati a casa. Sulla highway al ritorno c’era un pauroso incidente che ci ha rallentato per una 15ina di minuti: una piccola jeep cappottata sottosopra, non siamo riusciti a capire a causa di cosa, in mezzo alla strada. Se chiediamo spiegazioni a John lui dice che è a causa della velocità elevata di alcuni guidatori… ed allora parte il confronto fra velocità massima nelle highway usa (65mph = 110km/h) e quella italiana. A sentire il nostro speed limit john strabuzza gli occhi in un “are you crazy?!?” … e pensare che le nostre autostrade sono solo a 2 corsie! …e pensare che sulle loro autostrade ci sono davvero pochissimi camion (sulla via del ritorno, 30 minuti di macchina, ne avrò visti 3 in autostrada)… e pensare che molti stati non fanno pagare l’autostrada e da noi costa un fottio… magari il loro asfalto è peggiore… mah

Anche stasera pizza! Pizza e ravioli fritti! St Louis è la città dei ravioli fritti… di primo acchito ho pensato “che porcheria” ma poi assaggiandoli mi son dovuto ricredere. Sono come i nostri solo che sono… fritti! molto fritti… e vengono serviti assieme ad una salsa che potrebbe sembrare ragù nostrano. John ha insistito inoltre per prendere le Budweiser, birra che ha in st louis lo stabilimento più grande al mondo, se non ho capito male. Cena quindi sostanziosa e molto birrosa 🙂 persino jle è riuscita a berne quasi una intera!
Mentre mangiavamo guardavamo il match di hockey su ghiaccio, detroit vs san Jose. John tifava contro Detroit prometteva una heineken se detroit perdeva. Li odia così tanto perché dice che barano in quanto gli arbitri non fischiano mai i falli che fanno o se danno le “penalties” (un giocatore viene espulso e sta fuori per tot tempo) sono per meno tempo rispetto al normale… mah! Comunque Detroit ha vinto e la heineken è rimandata a giovedì prossimo.

Considerazione a margine: anche stasera potevamo vedere sia il game di hockey che la partita di baseball… non c’è sera che non ci sia una qualche partita di qualcosa… hockey, baseball, football, pinball, handball, cheball e così via…

Stasera fra un pezzo di pizza ed una birra c’è stato anche il tempo di parlare di politica, John odia Obama, lui pensa che stia portando l’america al fallimento e togliendo libertà a tutti i cittadini per accentrare il potere nelle mani dello stato. Non capisco molto di politica americana, sinceramente… ma penso comunque che obama non abbia delle brutte idee e gli ho esposto il fatto che anche in italia ci sono delle politiche simili a quelle che obama vuole introdurre, ma che non sono così limitanti come crede lui… alla fine siamo rimasti su due piani differenti… ma almeno io ho capito che i liberali americani non sono come i liberali europei, a sentire lui.

Domani pare che pioverà… in tal caso andremo a fare un giro al Mall qua vicino, per vedere di prendere qualcosa da portare a casa e a vedere quanto cosa il cellulare dell’LG sul quale sto sbavando da qualche tempo… dubito che lo prenderò ma è giusto per farmi un po’ del male!
ora penso mi coricherò… ci sentiamo domani con nuove avventure dagli states!
un abbraccio a tutti!

Diego & Jle

ps Massi, puoi per favore continuare l’opera di spam? grazie mille… le foto sono aggiornate e sempre al solito link!

10-mag-2011 — The mall…

Greetings to everybody!

Oggi giornata di “riposo”, le previsioni hanno messo pioggia per tutto il giorno e così siamo rimasti a dormire (si fa per dire… sveglia alle 7 a causa della luce che filtrava dalle finestre e per i ritmi ancora non ottimali) e
John si è alzato verso le 11…

Così abbiamo fatto colazione ed abbiamo chiesto a John di portarci al centro commerciale qua vicino, per fare qualche compera e per confrontare i nostri centri con quelli americani. La giornata è uggiosa quindi ci vestiamo un po’ più del solito… proviamo a mettere fuori il naso dalla terrazza e… stock! sbattiamo su una parete d’afa allucinante. Non avrei mai pensato che alla mattina potesse fare così caldo e così umido. Adeguiamo il nostro abbigliamento e ci facciamo accompagnare al “mall”.

Il centro è davvero grande, non come il fiera ma penso 2 volte il bennet. Ci sono negozi di tutti i tipi: cellulari, vestiti, bigiotteria, scarpe, gioielleria, sport, profumeria ed accessori per telefonini. Ma soprattutto c’è un’intera area dedicata a fast food di tutte le nazionalità! Giapponese, messicano, asiatico, americano… di tutto!

Io cerco il mio cellulare, ma devo abbandonare ben presto la ricerca perché pare che in usa non ci sia il modello LG optimus dual e che se ci fosse comunque non funzionerebbe in europa perché sarebbe da sbloccare. Ma anche se dovessi comprarlo per usarlo con una compagnia diversa da quella di acquisto, avrei bisogno di metterci le mani. Chiedo un po’ di spiegazioni in giro ma la risposta è sempre quella (però devo dire che mi fanno i complimenti per l’inglese, questo in prospettiva è una cosa che fa piacere 🙂 ) e devo abbandonare l’idea di prendere uno smartphone negli states.

Qua sono davvero gentili, dispensano sorrisi a chiunque… cosa che avevo già notato in altri esercizi commerciali e che sconvolge Jle è che la maggior parte, quando entri in un negozio ti accoglie con un “hi, how are you” o “how are you doing” hanno lo stesso significato ma ti lasciano spiazzato ad ogni modo perché semplicemente non capisci se vogliono una risposta o è solo una forma di cortesia. mah..

abbiamo preso un po’ di cose, cominciando dal cibo (giapponese per jle) e american per me (nachos con il cheddar… che buoni!), continuando con abbigliamento (jle ha comprato qualche magliettina) e finendo con un negozio immenso di giochi da tavolo, miniature, dadi e così vai. Naturalmente ci siamo fermati ed abbiamo comprato una stecca da 36 dadi a 6 facce ed un gioco che dobbiamo ancora provare…

Una cosa simpatica è stata quando eravamo in un negozio, jle in canottiera e la commessa le fa: “oh my god, you have a very bad sunburn sweetie!! Take care!”… giusto per farvi capire il lieve livello di interesse che suscitava jle con la sua abbronzatura… ma la lady è stata davvero simpatica per la sua uscita! Stasera sono davvero stanco… 6 ore nel mall si fanno stenire! Comunque la foto del giorno non è quella della signora super obesa, ma quella del supermercato… avete visto quante birre?? una corsia solo di birre!
can you belive it? sembra non facciano altro che bere birra qua!

Domani vedrò di raccontare un po’ più nel dettaglio le cose, per ora mi infilo sotto le coperte e invio tanti bei sogni a tutti!Un forte abbraccio!!

Diego & Aragosta-Jle

ps massi! opera spam! 😀

pps le foto sono aggiornate! 😀

11-mag-2011 — Armadillo morto che porta la lebbra

Eccoci qua!

Stasera cena completamente americana a base di nachos con chedar, refried beans, pollo, pomodori e mild salsa. Tutto davvero buono… la mia considerazione è che agli americani basta poco per fare un pasto: prendono un pacchetto di patatine, lo aprono su un piatto e ci versano sopra qualche salsa ed altri ingredienti, magari vicino alla scadenza, dal frigo. Ok, sono un po’ cinico, ma stasera mi è parso questo.
Ieri sera mi sono invece cimentato in una deliziosa carbonara (eh si, qua mi sento un maestro della cucina… posso dire di sentirmi “superiore” almeno in questo) che a John è piaciuta moltissimo.

Per concludere le considerazioni della giornata di ieri,qua la roba costa davvero meno per il potere d’acquisto che ha l’euro. Pranzare in un fast food costa all’incirca 6 o 7 dollari che per noi diventano meno di 5€. Poi, guardando la televisione si vede quanta pubblicità di dannatissimi fast food hanno qua… come dice John, ogni quartiere ha il suo Pizza Hut, Mc Donalds, Subways, KFC e così via… fino ad arrivare all’ossimoro di vedere una clinica di salute messa vicino ad un fast food… come dire: avvelenati che poi vediamo di curarti, o il contrario.

Ah prima che mi dimentichi… come da aspettative, l’America è piena di chiese “private”.. ossia uno si mette in testa di aprire una parrocchia con una chiesa e questa diventa un’azienda fondata sul sacramento. Penso ci siano tante chiese quanti fast food a st louis.

Venendo alla giornata di oggi… John si è svegliato insolitamente presto stamani, tanto che ci è venuto a dare la sveglia alle 7. Ci ha detto che sarebbe stata una giornata davvero molto calda e che dovevamo andare in 3 posti distinti. Ok, no problem! 1 ora dopo siamo usciti e siamo andati da questa signora inglese, tale Sheila, alla quale John ha messo a posto il tetto la settimana passata. Qua dovevamo mettere dei coprigrondaia, nel frattempo abbiamo conosciuto meglio la lady: una dolcissima signora di 84 anni che da 60 è negli usa. Ha una casa perfettissima, stile inglese forse. Suo marito è morto un anno fa ed era un appassionato di modellini di legno. Ora, avete presente le case delle bambole che si vedono nei film, con tutti i dettagli al loro posto, i pensili, le stanze… ecco, il marito di Sheila ne aveva fatta una che lei si è premurata di mostrarci. Enorme, perfetta in ogni sua parte, abitata dai pupazzetti che sicuramente eran trattati meglio di umani. Le previsioni dicevano no pioggia, infatti dopo 30 minuti ha cominciato a slavinare. Mentre John imprecava, noi siamo andati dal dirimpettaio (al quale John ha fatto svariati lavori: gli ha rimesso a posto il tetto. A quanto pare il tornado ha attraversato la proprietà di questo e lui non se ne è accorto fino a che non è caduto il portico davanti a casa sua) tale Ted, dentista rinomato, il quale ha avuto una vita di viaggi molto intensa e fra le sue tappe c’era anche Vancouver e la British Columbia. Ci ha mostrato le foto che aveva fatto e ci ha mostrato come sa usare il pc… non male per un arzillo vecchietto di 92 anni!

Poi siamo tornati a casa e siamo partiti alla volta di Cape Girardeau, ridente cittadina sulle rive del Mississippi a 100 miglia da st Louis. Un viaggio di 2 ore circa per andare a trovare questo cliente per un lavoro. Ah, breve parentesi… non so cosa stiano dicendo i telegiornali in Italia riguardo alla piena del fiume. E’ vero, è molto ingrossato… ma qua a St Louis sta scendendo mentre a valle, verso Memphis è esondato e sta creando problemi mi pare. Qua comunque stiamo bene e non ci sono allarmi.

Chiusa la parentesi, il viaggio è stato incredibilmente faticoso a causa della temperatura (88°F =32°C) e dell’umidità che era davvero intollerabile. Abbiamo percorso la Highway 55 che porta verso sud e costeggia il Mississippi. Su cigli della strada animali morti di tutti i tipi, a testimoniare la ferrea morsa della natura che non si è ancora decisa ad allentare la presa nelle zone un po’ meno popolate. Non sono i classici ricci o le pantegane o i gatti come da noi. Qua sul ciglio trovi Opossum, procioni, tassi, armadilli ed abbiamo visto perfino un cervo, difatti John ci dice che l’animale che uccide più persone è quest’ultimo, in quanto salta fuori dalla boscaglia e causa numerosi incidenti mortali sulle highways.

Una volta arrivati a Cape Girardeau, io e jle abbiamo fatto quello per il quale siamo venuti qua, ossia volantinaggio in tutto il quartiere, dato che qua il tornado ha colpito con particolare violenza a quanto dice John. A me non è sembrato… il quartiere di per sé non era dei migliori: case degradate, giardini curati meno rispetto allo standard visto a st louis. Siamo andati in giro per 1 oretta mettendo i flyers nelle doppie porte oppure nelle fessure fra stipite e porta, dato che non si può toccare la cassetta delle lettere se non sei il proprietario di casa oppure il postino. E’ considerato “fellony” e puoi essere multato se ti beccano. Alla fine del giro ci siamo fermati in un parco che dà sul mississippi, nel quale c’era quest’albero immenso, con tantissimi rami. Uno spettacolo naturale! Siamo tornati da John e poi via, verso casa e verso la fine della giornata lavorativa. In macchina abbiamo fatto un po’ di pratica di pronounciation sia inglese (per noi) che italiana (per lui) ed il tempo è volato e siamo arrivati come per incanto a st louis. Tappa al supermarket e a casa per la cena americana.

Guess what? c’era una partita di baseball e una di hockey in tv… Saint Louis ha vinto contro i Cubs di chicago nel game di baseball, ed i red devils detroit hanno vinto contro san Jose per grande frustrazione di John che non sopporta Detroit e tifa per chiunque giochi contro di loro.

La cosa che mi colpisce sempre è l’enorme spirito nazionalista che contraddistingue un americano. Voglio dire… in ogni quartiere, su ogni scuola, davanti ad ogni banca c’è una bandiera americana che garrisce al vento. Prima di ogni partita suonano l’inno nazionale… viene da sorridere pensando alla nostra realtà di 150 anni di faide e odi viscerali… come viene da sorridere vedendo i cartelli pubblicitari pro-religione: -pregate Gesù! – Leggete la Bibbia! – Donate your boat to the church! – da noi non ci sono perché il Vaticano è forse già abbastanza? oppure nella nostra arroganza di europei riusciamo ad essere più sobri?

Queste le cose salienti di oggi… ah si, l’oggetto della mail si riferisce al fatto che a quanto pare gli armadilli siano portatori della lebbra e che quindi sia meglio evitare qualsiasi contatto con loro. Per fortuna che si aggirano solo nelle campagne e non si addentrano in città.

Per il momento chiudo qui, cerco di caricare le foto e poi mi scioglierò nel letto… anzi no, perché qua TUTTI gli abitanti di st louis, negozi compresi, tengono la temperatura di casa sotto i 22-24 gradi, in modo da farti
venire un coccolone quando esci all’estrema calura del giorno. Adesso nel letto ho quasi freddo, tanto per capirci…

Un forte abbraccio a tutti!!

Diego & Jle

ps massi, you know what needs to be done!

12-mag-2011 —Pollo marsala

Ciao!

Oggi è stata una grande giornata! La giornata dove siamo entrati in contatto con la cucina italo-americana. Ma andiamo con ordine. I ritmi qua non sono certo forsennati, non capisco se è John che per un giorno di lavoro ne fa uno di festa o se tutta l’america se la prende con calma… non saprei dirlo con certezza. Questa mia insicurezza deriva dal fatto che le cose qua sono, come dicevo anche nell’altra mail, approssimative. Non sembra esserci un’ordine, o più probabilmente, hanno altri standard che noi non siamo abituati ad apprezzare.

Ad ogni modo anche oggi siamo rimasti a casa la mattina… io e jle ci siamo alzati verso le 7 (abbiamo ancora difficoltà a svegliarci + tardi, anche una pigrotta come lei si alza presto) ed abbiamo fatto colazione con latte, cacao, corn flakes e… pane e nutella! Ebbene si, l’ho trovata e ne ho approfittato per placare la mia crisi di astinenza.

A John serviva qualche vestito nuovo così siamo andati ad un negozio qua vicino (Marshall’s) a fare un po’ di shopping. Anche Jle ha comprato qualche articolo: pantaloni, reggiseni, shorts… ed io pure ho comprato una
maglietta blu elettrico ed una rossa dei cardinals di st louis.

Dopodiché siamo andati a cambiare una batteria per la macchina di John… non so se vi ho parlato già della macchina di John… Quella con la quale è venuto a prenderci è una jeep scassona, piena di carte, sacchetti, attrezzi da lavoro, spazzatura, polvere e quant’altro. La macchina bella è una sporty piena di robe di John, partendo dai documenti per finire con le salviettine. A pranzo siamo andati in un dannatissimo fast food (dio mio… ma quanti ce ne sono… forse più fast food che abitanti), John ha ordinato per me e mi è arrivato questo beef sandwich di cui la beef era tagliata a fettine come fosse un prosciutto, solo che era marrone-grigio! Il sapore non era nulla di particolare ma era impressionante!

Abbiamo giocato nuovamente a baseball e poi siam tornati a casa: alle 17.40 dovevamo essere pronti per uscire con sua mamma a cena. Lavati e puliti ci siamo diretti verso la “pasta house”. un ristorante che dicono fare cibo italiano. Conosciamo sua mamma e poi ci abbandoniamo al nostro menu, sul quale sono scritti i piatti serviti… in italiano e alcuni con evidenti segni di ignoranza della lingua.

Come si fa a mettere il parmigiano nell’insalata? Sarò schizzinoso ma mi pare eccessivo… e come si fa a fare la pizza con la pasta sfoglia? Però devo riconoscere agli americani di saper fare bene il pollo… dio, non possono spacciarmelo per piatto italiano per così poco, ma lo sanno cucinare bene.

Mentre ero nel ristorante italiano, stavo guardando gli altri tavoli ed al solito mi sono abbandonato alle mie considerazioni..

– le sedie in tutti i locali pubblici sono pesantissime! in un primo momento pensavamo che fosse per evitare i furti, ma poi abbiamo capito che il legno deve essere più massiccio per resistere alle masse importanti dell’america.

– facendo un rapido confronto con la realtà, abbiamo concordato che da noi vedere una persona grassa è una cosa eccezionale mentre qua negli usa la chi è magro è guardato con aria incuriosita.Risultato: cucina italo americana.. non positivo.

Ora scappo a dormire che sono davvero cotto.. mi sto addormentando sulla tastiera! Vedrò di scendere nei dettagli domani, magari facendomi aiutare da jle..

Per il momento un abbraccio, anzi mezzo… l’altro mezzo ve lo diamo domani!

Diego & Jle

ps massi fai anche questo:D

pps omar: risponderò alla tua mail prossimamente su questi canali!!

ppps non ho aggiornato le foto… scusate ma sto dormendo in piedi quasi!! domani rimedio!

13-mag-2011 — The Hill

Eccoci qua!

Sveglia presto oggi, John si è messo in testa che il pomeriggio pioveva e quindi alzati alle 7, e alle 7.40 partiti! C’è da dire che qua a st Louis è da tutta la settimana che i forecasters prevedono piogge e temporali… ed infatti la media delle temperature è di 88°F = 32°C ed il sole filtra da una coltre di nubi che crea una cappa d’umidità che solo le giornate più afose del Friuli hanno conosciuto. Ora si spiega il ruolo delle asciugatrici nelle case americane…

Imboccata la solita strada verso nord, passato il confine con l’Illinois (che qua pronunciano Illinoi omettendo la “s”), siamo arrivati al solito posto dove si trova la ormai famosa fence.

Abbiamo finito di costruire il cancello (a parte qualche intoppo con la ruota..e devo dire che qui davvero hanno senso pratico zero), ormai la staccionata è almost ok. Io ho continuato a pitturare i “pickets” ossia le stecche verticali della staccionata. E’ un lavoro palloso e ripetitivo e avrebbe potuto essere evitato se si fosse organizzato un po’ meglio il lavoro (del tipo… prima pitturiamo per bene i pezzi e poi li mettiamo su). Jle ha aiutato John a mettere su uno degli ultimi pali che servono a sostenere le traverse della staccionata. A pranzo John ci ha voluto fare una “sorpresa” e ci ha portato nella zona di St Louis chiamata “The Hill”, la zona che ha il maggior numero di italiani e la maggior concentrazione di esercizi con nomi italiani o italianeggianti. Abbiamo visto il monumento ai migranti italiani di fronte ad una chiesa, ovviamente cattolica, e siamo andati a mangiare in un fast food chiamato da “Amighetti”. Anche qua servivano dei panini con della carne, ma rispetto al “crappy” fast food di ieri, la carne era una fetta di arrosto di roast-beef ed il dressing erano verdure. Ho chiesto anche un’insalata di patate, non lo avessi mai fatto! Mi aspettavo le patate bollite con un po’ di prezzemolo, olio ed aceto… invece mi hanno servito un’insalata russa. Considerazione personale: qua li chiamano ristoranti italiani, ma sono piuttosto dei ristoranti americani con influenza italiana, sui nomi di sicuro!Una cosa che mi ha colpito e non so se ho già detto, è la pesantezza delle sedie. Per spostare una sedia ti può venire il colpo della strega… in principio, nella mia innocenza, ho pensato:- è perché non le rubino- ma poi ho realizzato la verità: devono essere di legno massiccio e pesante per sostenere il peso degli americani.
Dopo pranzo siamo andati a finire il lavoro dalla signora inglese, ossia mettere i coprigrondaie sulle grondaie. Poi siamo tornati a casa dato che i lavori della giornata sono terminati. Io per la prima volta da quando sono a St Louis ho fatto dell’attività fisica andando a correre qua intorno all’isolato.. ho perso la forma fisica ma sono contento di aver spurgato un po’ di tossine del cibo americano :). Siamo rimasti a casa il pomeriggio nell’attesa del match di hockey di stasera (sinceramente non mi piace come sport) e del suo amico Rob, che ora è qua… e stiamo aspettando che John abbia preparato la cena mentre io sto qua a scrivere la storia. Stasera previsti nachos e birra a fiumi… chissà se starò dietro ai ritmi americani!

Non avete idea di quanto gli americani siano ossessionati dai prati perfetti.. questa mattina siamo anche andati in un negozio tipo il self nostro a prendere delle stecche per terminare la staccionata, bancali interi di semi e fertilizzanti e concimi e antiparassitari per i prati… pazzesco!

Riprendo a scrivere dopo la cena…

Siamo rimasti a cena a casa. E’ giovedì e l’amico di John, tale Rob, viene qua per vedere la partita, bere birra e fare compagnia. E’ simpatico… e lo sarebbe ancora di più se parlasse un po’ meno velocemente così da lasciarci capire quello che dice. Abbiamo mangiato i Tacos, cibo messicano composto da una tortilla esterna, carne macinata, verdure e una salsina non piccante ma deliziosa. Ne ho mangiati 11, alla faccia della corsa di questo pomeriggio! John ha voluto farmi provare una birra, la Miller, statunitense ed ha detto che devo provarne altre tre prima di tornare in italia. Le birre statunitensi non sono pesantissime, si sente appena l’alcool e riesci a berne tantissima prima di sentirne l’effetto.

La mia considerazione finale va’ ad un fatto che ho apprezzato vivendo quest’esperienza da “dentro” e non da turista… gli americani seguono tutti degli standard prefissati che sono come dei mantra di vita. Ne sono testimonianza gli spot televisivi, l’assenza quasi totale di piccole imprese e il fatto che ogni cosa sia un piccolo franchising, così da evitare di pensare con la loro testa e farlo fare agli altri. In ogni modo cercano di raggiungere lo standard prefissato, senza rendersi conto che non è salutare per loro. Per questo motivo, penso, mancano di spirito di iniziativa e di senso pratico…se si trovano in difficoltà non hanno la prontezza di spirito di trovare una soluzione efficace. Per questo l’America, forse, è vista come terra delle opportunità per chi emigra… basta avere qualche piccola idea nella direzione giusta e puoi davvero fare la bella vita qua.
Un’altra cosa che mi è venuta in mente ora 🙂 la mattina quando John si sveglia e si alza, non fa mistero a nessuno del fatto che si sta alzando, sbadigliando sonoramente e stiracchiandosi emettendo grugniti ad elevato volume! E’ una cosa simpatica da notare… se sei sveglio.

Bene, dopo la serata mi corico vicino alla mia dolce metà che mi sta accompagnando in questo viaggio e mi ha dato un sacco di forza!

Buonanotte… anzi buongiorno a tutti!

Diego & Jle

ps: per rispondere a Omar V: non prenderò mai un i-phone. L’LG a cui miro lo sto mirando appunto perché ha android sopra e vorrei imparare ad usarlo bene. Mi sa che però abbandonerò il progetto in quanto le spese che sto affrontando e che affronterò non mi permettono una spesa del genere. Magari ne prenderò uno diverso… magari il desire HD… o magari nulla… tant’è che qua il GSM viene gestito solo da alcune compagnie, ed in europa invece è lo standard di riferimento… quindi probabilmente un telefono preso in europa non funziona con alcune compagnie sia negli usa che in canada. Un telefono americano invece non funziona assolutamente in europa, con le sim europee(veramente forse uno della AT&T si… ma non so dirlo con certezza).

pps: massi fai il solito sporco lavoro! grazi mille!

ppps: per omar S: l’hockey non mi piace granché

15-mag-2011 — Clima pazzerello

Hi there!

Pensate un po’… ieri si cuoceva letteralmente a 32 gradi sotto il sole ed oggi… oggi eravamo in giro con la giacca ed i pantaloni lunghi… meraviglie di un clima continentale! Stanotte ha piovuto un bel po’ e qua temono per un’eventuale piena del mississippi… tranquilli, noi siamo lontani dal letto del fiume e prima di arrivare ad una piena come c’è stata nel ’93 ce ne vuole un bel po’…

Ieri mi sono dimenticato di caricare le foto, ho rimediato stasera.. un’altra cosa di cui mi son dimenticato è di raccontare la favola dell’uomo dei gelati. Ieri eravamo davanti alla TV e sentiamo questa musichetta che arriva dalla strada. John ci annuncia che è il camioncino dei gelati… O____O Cooosa?? Io pensavo esistesse solamente nei film o nelle città di mare al massimo! Qua il camioncino c’è davvero! ed ha la musichetta!! Mi precipito in strada come un bimbo e…è vero! allora non esiste solo nei fumetti!! Prendiamo dei gelati non perché avessimo fame… ma per assicurarmi che sia vero! 6 dollari in gelati più tardi il camioncino si dilegua al di là della collina.

(ah voi non lo sapete ma stasera mi sono scritto una scaletta delle cose che vi devo raccontare… ce ne saranno comunque altrettante che mi dimentico ma… shhhh sarà il nostro segreto!)

La mattina oggi è cominciata in maniera leeenta… il grigiore della giornata non ha certo aiutato a cominciare bene. Io mi son svegliato con il mal di schiena ed un mal stare che mi ha accompagnato per tutta la giornata. Oggi avremmo dovuto andare nella zona dell’aeroporto a distribuire volantini della compagnia di John… ma alla fine non lo abbiamo fatto dato che stava piovendo abbastanza insistentemente e non accennava a
smettere.

Prima di andare nella zona interessata, ci siamo fermati in un fast food, che John ci ha assicurato essere il posto dove fanno il peggior cibo d’america. Il posto si chiama White Castle e John non aveva tutti i torti… qua servivano questi hamburger mignon che di hamburger avevano poco e nulla. Avete presente i mc donald? che fanno finta di mettere delle cose commestibili nei loro menu? Ecco, la White Castle proprio non si abbassa nemmeno a fingere… ti serve del letame direttamente. E voi mi direte: ma perché la gente ci va ancora a mangiare? …è quello che ho chiesto a John e la risposta è stata: perché ci vanno un sacco di ubriaconi a mangiare, e quando sei ubriaco sono buonissimi. Non ho avanzato ulteriori obiezioni.

Ah quegli hamburger sono soprannominati “rectum rocket”… ai più sagaci le motivazioni legate ad una tal denominazione.

Passando ad argomenti più seri, dopo l’allegra colazione, siamo andati a Maryland Heights, il posto che ha subito i maggiori danni per il tornado di 3 settimane fa. Inizialmente ci siamo imbattuti in case che avevano perso qualche tegola o avevano il tetto danneggiato oppure gli alberi intorno squarciati dalla forza del vento. Svoltata una curva ci siamo imbattuti nel risultato della potenza di questo fenomeno naturale: case letteralmente divelte, prive di tetto, anche collassate su loro stesse perché il vento ha strappato loro la spina dorsale. Alberi tranciati come pezzi di cartoncino, rami lanciati a mo’ di giavellotti sui tetti circostanti, giardini perfetti tramutati in macedonie di macerie, portici aperti come aragoste la domenica a pranzo… una rappresentazione magnifica e spaventosa di ciò che può fare la forza di un solo elemento della natura.
E ovunque comunque, la forza di riprendere una vita normale… chi ricostruisce, chi ha già prenotato i materiali, chi ancora si arrabatta in qualche modo aspettando che l’assicurazione si prenda cura delle pratiche.

Domani probabilmente saremo qua a distribuire i volantini nelle case, sperando in un po’ di bel tempo.

Dopo Maryland Heights John ci ha accompagnati in un negozietto, tale “deals”, paragonabile ai nostri “tutto a 1€” solo che lì è tutto a 1$+tasse. Un negozio enorme pieno di qualsiasi cosa degna di avere il suo posto sul dizionario sotto la voce, passatemi il francesismo spinto, “puttanata”. Immancabili gli snacks, qualche genere alimentare, articoli per la casa, per il giardino, per il tempo libero, per il patriottismo (bandiere americane di tutte le dimensioni).

John ci ha abbandonati qua per una 20 di minuti nel mentre in cui lui andava a prendere delle travi in un negozio lì vicino.Breve nota a margine… non mi ricordo se l’ho già detto, qua indicano tutti i prezzi al netto di tasse, come se noi mettessimo i prezzi senza iva. Il motivo è semplice, qua ogni stato ed ogni categoria di esercizio commerciale ha la sua tassazione. Ossia se tu compri lo stesso articolo putacaso da H&M e da McDonalds, probabilmente costeranno differentemente pur partendo da un prezzo base uguale.

Ad ogni modo le tasse sono tra il 7 ed il 14% a che ho capito…

Mentre eravamo per strada, abbiamo svoltato a destra ad un semaforo e l’auto di John è andata in sovrasterzo! UH!! Che spavento!! Fortunatamente stavamo andando piano e non è successo nulla. Probabilmente una macchia d’olio sull’asfalto…

Siamo poi tornati a casa sconsolati dato che il cielo non accennava ad aprirsi. Abbiamo mangiato un sandwich davvero gustoso che John ha preparato e poi abbiamo visto The Mask in inglese, film che davano sulla tv via cavo. Ecco… non mi lamenterò MAI più delle pubblicità nei film in Italia ( a parte che non guardo la TV). Ogni 10 minuti di film 5 di pubblicità, e non dico altro. Ecco cosa siamo riusciti ad importare noi dall’america… esattamente come diceva Beppe Grillo in “Te la do io l’America”.

Comunque, il film era a tratti incomprensibile dato che non siamo ancora dei pro in inglese e non riusciamo a capire un dialogo serrato come può essere quello in un film..

Nel pomeriggio ho anche pitturato nel garage di John, alcuni dei “pickets” che ci servono per terminare la staccionata… non so che porcheria sia venuta fuori con questa umidità bestiale… ma John mi ha detto di non preoccuparmi. Ah, che bello essere approssimativi! -_-”

Fra una parte e l’altra dei pickets, john mi ha mostrato lo script e la struttura del film che ha scritto 4 anni fa e che gli piacerebbe produrre. E’ una bella storia, dovrebbe essere un Thriller a quanto ho capito. (OMISSIS) la storia mi pare buona, mi darà lo script e lo leggerò ma da come l’ha raccontata lui mi piace!

Chiusura di serata con altro film comico e cena per asporto presa dal famosissimo “Cunetto’s”, un ristorante italiano sulla Hill dove gira voce ci sia il miglior cibo italiano di st louis. Non gli posso dare torto!
Effettivamente la cena è stata la cosa più vicino ad un pasto italiano da quando sono qua! eccezion fatta per la mia carbonara, naturalmente! Mi è piaciuta, io ho ordinato del pollo con sopra prosciutto, funghi ed una crema particolare, molto delicata. Jle ha preso pasta con crema di burro funghi ed asparagi e John il petto di pollo alla cardinale. Complimenti allo chef per non aver stravolto più di tanto la natura dei piatti italiani!
Jle oggi non stava benissimo, forse il cambio repentino di temperatura l’ha colpita più duramente di quanto non abbia fatto con me. Nulla di grave beninteso, mal di testa ed un po’ di mal di gola… speriamo che con un
buon sonno tutto passi!

Grazie a tutti per leggere queste mie righe disordinate, ma è un modo anche per me di tenermi in contatto con voi, come se vi avessi qua accanto narrandovi la storia. un po’ fantastica e un po’ no, di queste terre e questi paesaggi.

Un grande abbraccio a voi tutti!

Diego & Jle

16-mag-2011 – Maryland heights

Ciao carissimi!Ancora una volta scrivo un resoconto della giornata, anche se oggi in verità, abbiamo fatto poche cose. Come accennavo ieri, John ci ha accompagnato nella zona più colpita dal tornado di 3 settimane fa,
maryland heights, a fare il lavoro di volantinaggio. Oggi la giornata non era migliore di ieri ma essendo il nostro penultimo giorno di permanenza, abbiamo distribuito i volantini nonostante la pioggia che a tratti ci ha accompagnato. Il tempo è stato tutto il giorno uggioso e la pioggia cadeva a momenti ed insistentemente. Una pioggia non pesante ma fitta, di quelle che non ti accorgi ma ti bagnano fin dentro le ossa…Dopo averci dato le istruzioni del caso John se ne è andato a terminare altri lavori e ci ha lasciato a distribuire. Non abbiamo avuto problemi, umidità a parte, ed una persona ha addirittura chiamato John per chiedergli di fare un preventivo. Meglio di così! 😀 Avremo distribuito 250 volantini in 4 ore, considerando che ci siamo anche fermati più volte a causa della pioggia che cadeva insistentemente e della pausa-pipì che abbiamo fatto ad un distributore in cima alla collina che sovrasta il quartiere. La zona è, come accennavo anche ieri, spettrale per certi versi, ed il grigiore rendeva ancora di più l’idea di qualcosa di statico, privo di vita… case inabitate o inagibili, tetti spogliati delle vestigia di tegole. E’ incredibile come qua sia morta 1 sola persona a causa del tornado… e per di più non in casa ma mentre era in macchina. Il tornado ha sollevato la macchina in aria e l’ha scaraventata giù come un bambino capriccioso.
John ci ha detto che la signora alla guida della macchina è morta due giorni dopo in ospedale. Nonostante il grigiore, la nostra opera è stata costantemente accompagnata da un concerto di una qualche band metal, che diffondeva il suono un po’ dappertutto nella zona… un contrasto perfetto fra la colonna sonora e le immagini del film.Altre cose che dovevo raccontare che nei giorni scorsi non ho detto riguardano il fatto che qua, nei quartieri residenziali è praticamente sconosciuta l’illuminazione stradale, davvero pochi lampioni in giro. Qua ci sono le doppie porte, esattamente come nei film (infatti noi i volantini li lasciamo fra una porta e l’altra, visto che non possiamo toccare la cassetta delle lettere… e nessuno si arrabbia! penso qua sia una convenzione abbastanza radicata…) e la proprietà privata non è in genere delimitata da staccionate o cancelli o reti di alcun genere. I prati confinano l’uno con l’altro e gli estremi delle proprietà sono determinate da linee invisibili che i padroni di casa, sono convinto, vedono in ogni istante :).

I water qua non sono come i nostri… hanno molta più acqua in fondo, sembrano quasi bocce dei pesci da quanta acqua hanno… potresti fartici il bidè ma io sconsiglierei tale pratica (ehi ehi! un momento… sarà mica per questo che gli americani e gli inglesi non hanno i bidet? non voglio pensarci… ). A proposito… siete mai stati a fare pipì a bordo di un aereo? è un’esperienza incredibile.. quando tiri l’acqua sembra che la tazza ti voglia risucchiare!

Un altro episodio carino che ci è capitato è quando nel volo interno da philadelphia a st louis la hostess si è messa a ridere a crepapelle durante le istruzioni per la gestione delle emergenze in volo…non la smetteva più!

Ora non mi viene in mente altro da raccontarvi se non che domani mattina dobbiamo fare il check in online per il nostro ritorno in Italia e che ho caricato qualche nuova foto.

A domani sera per le ultime news!

Un bacio a tutti voi,

Jle & Diego

17-mag-2011 — Goodbye St Louis

Eh già…

questi 12 giorni sono volati… dal nostro arrivo qua, stanchi e avviliti ad oggi ne son successe di cose. Alla fine non ci dispiace tornare a casa ma allo stesso tempo, lasciamo qua qualcosa penso… quel qualcosa che non sai definire quando te ne vai da un posto che hai vissuto intensamente. Perché è questo che abbiamo fatto. Non siamo stati semplici turisti.

Oggi giornata stupenda, neanche una nuvola in cielo. 18 gradi e un venticello sostenuto che ha soffiato per tutta la giornata mantenendola tersa. Abbiamo camminato un saccone, abbiamo lasciato almeno 300 volantini in giro per le case (maryland heights è davvero un quartiere immenso!) e non abbiamo neppure terminato l’opera. Ci mancano ancora due vaste zone, ma ormai non c’è più tempo. Già due persone alle quali abbiamo lasciato i volantini hanno chiamato John ed una ha anche già siglato un contratto da 12000 dollari. Vuol dire che non siamo venuti qua per nulla 😀

Per la consueta pausa siamo andati ad un negozio in cima alla collina delle Maryland Heights, tale “7 eleven” dove John ci ha detto che potevamo usufruire del bagno ed eventualmente prendere anche qualcosa da bere/mangiare (si perché è questo che gli americani fanno sempre… sono tentati dal cibo come gesù da satana nel deserto, solo che loro cedono). Qua abbiamo incontrato la manager del negozio che ha captato che eravamo italiani e ci ha preso subito in simpatia chiedendoci qualcosa e offrendoci la specialità per il quale è famoso il 7eleven: lo Slurpee! Una specie di granita a vari gusti, diversa dalle nostre… una via di mezzo fra granita e gelato. Chissà perché quando diciamo che siamo italiani la gente qua si illumina, come a dire “e come hai fatto a scappare da quella gabbia di matti?”. scherzo naturalmente, ma nella gente di qua si può leggere chiaramente la curiosità di sapere come è fatta la gente oltreoceano, e la meraviglia di vedere con i propri occhi che non ha 3 braccia o 6 orecchie ma è esattamente come loro (magari un po’ più magra :P).

Anche le persone mi son sempre parse accoglienti anche quando andavo in giro a distribuire i volantini, nonostante magari non gli interessasse, non ci han mai trattato male. Come una signora anziana che stava pitturando gli scuri alla quale ho lasciato il volantino e che mi ha spiegato un po’ del tornado che ha investito la zona… persone affabili questi americani.

Come anche il ragazzo alla prima cage di baseball alla quale siamo stati che mi deve avere preso in simpatia vedendo che in qualche modo ci pigliavamo anche con il baseball, nonostante fossimo italiani (o forse perché avevo fatto colpo su di lui.. aveva l’aria di essere homo ed il fascino latino si sa… 🙂 )
Una scena esilarante accaduta mentre distribuivamo volantini: io mi avvicino ad una casa e spunta fuori questo gattone bello foffo! La casa è in stato pessimo, non curata e piena di erbacce e foglie morte, la porta dalla quale è sbucato il gatto è socchiusa e non pare potersi chiudere a dovere. Chiamo jle per farle vedere il gatto, lei si avvicina ed il gatto scappa dentro la porta. Io dico:-tranquilla, la casa è abbandonata- jle allora chiama il gatto sull’uscio e, all’improvviso, la porta si spalanca ed esce questo omaccione panzuto che bonario si mette all’uscio della porta! Jle esclama imbarazzata: -oh! what a wonderful cat!- e si allontana rossa in volto dicendomi – meno male che era abbandonata!!-. Scena epica 😀

Siamo poi tornati a casa dove John per cena ci ha preparato nuovamente la carne al barbecue della quale io ho approfittato vergognosamente e ripetutamente. Ah si, quasi dimenticavo… stamattina abbiamo fatto un’autentica american breakfast con pancakes, becon (vegetariano) patate e succo d’acero! Devo dire che era buona! e ci ha permesso di saltare agevolmente il pranzo da quanto calorica era…

Stasera ho messo a posto il computer di john, gli ho insegnato ad usare bene la stampante e lo scanner. Mi ha fatto un sacco tenerezza quando, prima di andare a dormire siamo rimasti un po’ a parlare e mi ha detto
che ora si era abituato ad avere compagnia ed a parlare ogni sera con noi, che 12 giorni sono volati… e non posso dargli torto effettivamente. Abbiam trovato un buon amico qua, per caso e senza troppe pretese. E’
una brava persona, generosa e penso degna di fiducia.

Nelle mie mail probabilmente sono stato un po’ caustico nel giudicare usi e costumi americani, cose alle quali mi sento di dire che noi europei non siamo per nulla abituati.Non condivido molti dei punti di vista americani e del loro modo di vivere. Eppure una parte di me resterà qua, a ricordare queste belle giornate passate con John e condivise con Jle.

Non posso dire che mi mancherà questa città, ma mi mancheranno questi giorni vissuti in questo modo. Domani la felicità di rientrare a casa e la tristezza di abbandonare qualcosa che cominciavo a capire, si mescoleranno e si fonderanno, fino a che non resterà una sola delle due.

Arrivederci St Louis, chissà se torneremo a visitarti… magari con la scusa di aiutare John nel suo lavoro,chi lo sa!

Grazie a tutti per essere stati con noi anche solo leggendo queste mail o per aver rivolto a noi un pensiero ogni tanto… a presto!!

Un abbraccio

Diego & Jle